Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

modello) cui possiamo legittimamente riferirci di fronte all'Arret de mort e all'Impossibile di cui effettua la costruzione. A questo punto, e in relazione al modello analitico appena proposto, possiamo precisare che, nel racconto di Blanchot, il dispositivo dei rinvii non opera da termine a termine come non comporta il puro e semplice rovesciamento dei termini. Nel nostro caso infatti, 1. i termini che sottendono il dispositivo dei rinvii non sono termini semplici ma termini complessi (o «misti»); 2. i rinvii - come si è detto- si effettuano non direttamente, non da termine a termine, insomma non direttamente fra la figura di J. e la figura di Nathalie, ma attraverso figure supplementari, nella fattispecie quelle di Colette e di Simone (le due figure femminili attraverso le quali si avvia la seconda parte del récit), non solo ma anche attraverso situazioni e figure laterali; 3. la stessa figura del NarratoreProtagonista-Scrivente è una figura sdoppiata o, per lo meno, assiologicamente ambigua, come constateremo fra poco. Alla differenza-identità come «figura» impossibile (irriducibile) della verità - con tutto il seguito del nostro discorso-, si dovràperciò aggiungere, per le precisazioni testé avanzate, il continuo rilancio, la continua moltiplicazione e «disseminazione» di tale figura. In termini pratici: è come se il dispositivo dei rinvii operasse su metafore. Il paradigma originario si rivela, a questo punto, operativamente insaturabile e, per ciò stesso, destituito della sua funzione di paradigma se al concetto di paradigma è tendenzialmente annesso quello di saturazione di un insieme, effettuata tramite l'esaurimento della combinatoria degli elementi che compongono l'insieme. È per questo che la caratteristica più violenta del testo di Blanchot si riconoscerà nell'effetto di vertigine che esso provoca: abbaglio, «folie du jour», oblio, ecc. 57

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