Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

(p. 68), allo stesso modo in cui J., richiamata alla vita dal proprio nome pronunciato dal Narratore, si ridesta rivolgendogli un'analoga frase (la stessa), che dice l'oblio: p. 37 «Depuis quand etes-vous là?» (commento del Narratore: «[...] sa première parole rest� un peu angoissante. A la prendre en elle-meme, elle ne l'est pas; et, maintenant que je viens d'écrire qu'elle l'était, je n'arrive pas bien à comprendre pourquoi. "Depuis quand etes-vous là?" Telle fut cette parole qu'elle prononça presque tout de suite»: da sottolineare, nel passo qui citato, l'effetto d'oblio ripercosso sul Narratore-Scrivente, nel momento stesso in cui riferisce dell'oblio, dell'oblio mortale di J.). Analogamente e simmetricamente, la parola sconosciuta, la parola straniera, introduce alla terza prova d'accesso all'evento-verità da parte di Nathalie, ed è la prova conclusiva (si tratta del terzo ingresso nella camera). Determinando, per la reazione che provoca nel Narratore, la fuga di Nathalie, essa la introduce di fatto nella cameracripta dell'hotel della rue d'O., ove si produrrà per entrambi la conoscenza dell'evento-verità come comunione reciproca dentro le figure «sovrane» della notte e del gelo. (Ritorneremo più avanti su questi due episodi, in realtà, come è agevole sin da ora constatare, un unico episodio, serializzato.) La storia, dunque, continua, in quanto viene incessantemente portata a commisurarsi con quello che abbiamo denominato il «paradigma originario» della morteresurrezione di J., e precisamente col suo rovesciamento. Infatti (come si è precisato più indietro), se nella prima parte del racconto si assiste, per così dire, all'introduzione della vita nella morte o, in altre parole, alla sospensione di quest'ultima (l'«arret de mort» equivale allora alla sospensione della morte e, praticamente, alla sospensione della sentenza, all'«arret de l'arret»: si veda sempre, per l'anfibologia indecidibile del titolo, l'inter55

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