la rappresentazione, attraverso il quale possono scivolare altri significanti: anche situati fuori del racconto, in altre storie e in altri testi. Derrida cita infatti, in proposito, la rosa «francese» di Rilke (p. 202 «Rose, toi, ò rose par excellence complète») e quella raccolta da Bataille sulle labbra di Laure morente (p. 207 «elle cria presque d'une voix absente et infiniment douloureuse: "la rose!"- Je crois que ce furent ces derniers mots»). Ma si potrebbe ricordare soprattutto la rosa-anch'essa nuziale e sepolcrale- di Mallarmé: «une rose dans les ténèbres». A questa rosa, a questa parola che designa il punto di fuga- inarrestabile- del senso, si collegano, in situazioni diegetico-contestuali analoghe, sia la parola di Nathalie cancellata dal Narratore, che questi ha avuto in risposta alle interrogazioni sui motivi che l'hanno portata, sconosciuta, a entrare nellacamera di lui (la camera-cripta dell'hotel della rue d'O.), risposta che il testo registra in questo modo: p. 70 «Longtemps après, elle me dit -»; sia la parola pronunciata da Nathalie in una lingua straniera- la sua lingua materna-, in risposta alle proposte di matrimonio avanzate a lei dal Narratore, nella scena del rifugio nelle gallerie della metropolitana durante un bombardamento di Parigi, proposte da lui formulate, per galanteria, nella stessa lingua della donna. Ma la risposta di lei resta indecifrabile: p. 101 «un mot étrange, de moi parfaitement inconnu, qu'elle ne voulut jamais me traduire». Come si è detto, la parola sconosciuta e la parola cancellata sono entrambe in relazione con la prova d'accesso all'evento-verità (l'introduzione alla morte), cui è sottopostaNathalie. La parola cancellata si riferisce alla prima prova: e cioè al primo ingresso nella camera-cripta dell'albergo del Narratore, con la violenza di lui su di lei, l'oblio che ne segue da parte di Nathalie, la quale si «risveglia» dall'accaduto pronunciando una frase che porta inscritta in sé la dimenticanza, «Je suis clone tombée» 54
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