[il testamento si fonda, e ne trae legalità, sulla data incorporata nel testo: oggi, giorno tal dei tali, nel pieno possesso delle mie facoltà, ecc., ecc.], mais, ce matin qui est le 8 octobre [...] je suis presque sùr que les paroles, qui ne devraient pas etre écrites, seront écrites». Senonché, questi effetti di verità (o di prossimità) della finzione, o, il che è lo stesso, di sovrapposizione fra enunciazione ed evento, se escludono ogni effetto di mimesi di realtà (posizione del realismo) come escludono ogni effetto meta-discorsivo di sottolineatura della finzione nel fieri della scrittura (posizione delle avanguardie), escludono altresì ogni possibilità di definizione semantica dell'evento-verità. L'evento-verità di cui nell'Arrèt de mort, non è formulato né è formulabile in termini di discorso, non ammette di venir enunciato nei termini della semanticità istituita (nei termini dei sistemi di significazione). Si tratta, semplicemente, di un evento «impossibile» e, appunto per questo, dotato della sola verità possibile: la verità della verità-che-non-può-essere-detta, pena la perdita (la destituzione) del suo valore in quanto verità. Di questo senso oltre il significato, di questa verità al di là della verità come parola pronunciata, di questo evento al di fuori del mondo dei fatti, è incaricato di dar conto il dispositivo delle strutture del rinvio allestito dall'Autore-Narratore-Protagonista-Scrivente, responsabile dell'enunciazione del testo e, contemporaneamente, coinvolto nell'evento, accecato dalla verità (si potrebbe dire, ricorrendo a un altro testo di Blanchot, accecato dalla «folie du jour»), che il testo ha prodotto. Finale dell'Arrèt de mort: p. 127 «Moi-meme, je n'ai pas été le messager malheureux d'une pensée plus forte que moi, ni son jouet ni sa victime, car cette pensée [corsivo nel testo], si elle m'a vaincu, n'a vaincu que par moi, et finalement elle a toujours été à ma mesure» ecc. Il Soggetto dell'enunciazione si trova ormai collocato in 50
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