Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

scrittura in atto del testo in atto: p. 8 «J'écrirai librement, sur que ce récit ne concerne que moi»2 • Narratore ed Autore finiscono così per identificarsi l'uno all'altro, esattamente come accade nello statuto dell'enunciazione che regge il genere autobiografico. Solo che non si tratta, nel nostro caso, di autobiografia: il récit è un récit, vale a dire un discorso ove la finzione è sovrana e dove è escluso - contrariamente, appunto, a quanto succede nel genere autobiografico, pena la penalizzazione radicale del genere - ogni effetto di mimesi. Si danno, è vero, nel racconto in questione, infiniti dettagli d'oggetto, temporali e/o locali: le precisazioni di date e tempi «reali» - addirittura, sullo sfondo, incombente senza tregua sulle scene rappresentate, la seconda guerra mondiale -, le varie precisazioni toponomastiche della città di Parigi, le indicazioni di ambienti e di attività professionali dei personaggi, ecc. Ma questi apparenti effetti di mimesi sono semplicemente al servizio - al fine di accentuarne la «verità» esorbitante - della finzione più gigantesca ed eversiva, attuata nella macrostruttura del rinvio di base: la finzione, cioè, della sospensione della morte (prima parte del racconto) e quella, simmetrica e opposta (struttura del rinvio), del mantenimento-in-vita della morte, del mantenere-in-vita la morte (seconda parte del racconto). Il che comporta - unitamente, o parallelamente, all'effetto di sovrapposizione Autore-Narratore, precedentemente indicato - quell'effetto macroscopico (probabilmente unico nella storia del «genere»: il solo esempio che gli si possa venire accostato, pur dentro esiti di scrittura totalmente diversi, è quello della narrativa beckettiana) di prossimità, o di «verità», della finzione, del tutto analogo agli effetti di senso delle prossimità e verità ultime, o definitive: quelle testamentarie: p. 8 «[ce récit], il pourrait tenir en dix mots. C'est ce qui le rend si effrayant. Il y a dix mots que je puis dire. A ces mots j'ai tenu tète pendant neuf années. Mais, ce matin qui est le 8 octobre 49

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==