Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

strutture del rinvio, deborda la competenza del Soggetto responsabile dell'enunciazione. Ma a questo punto dobbiamo introdurre due importanti precisazioni, interconnesse l'una all'altra. Prima precisazione. Anche nel testo poetico il senso risulta il prodotto di un sistema di rinvii. Anzi: nella subordinazione dell'asse sintagmatico alla pressione del paradigma, secondo il noto principio di Jakobson, il testo, e il senso che ne promana, si possono considerare senza più come il risultato di quella che Greimas chiama, giustamente, «enfatizzazione delle strutture tassonomiche» (il paradigma, appunto) a scapito delle relazioni di contiguità (sintagmatiche), che assolvono semplicemente una funzione di supporto. Ora, è proprio tale fenomenologia che permette di fondare la distinzione nei riguardi della posizione precedentemente descritta. Nel poetico, la struttura del discorso vero e proprio risulta occultata (o accantonata o sospesa), con effetto parallelo di sospensione del Soggetto dell'enunciazione, il quale figura esso stesso come un elemento, alla stregua di tutti gli altri, delle strutture in atto del paradigma. Nel poetico, non si dà nessuna posizione del Soggetto al di fuori di tali strutture, per cui si potrà senz'altro affermare che esso non è altro che un effetto prodotto dall'attività degli elementi costitutivi del paradigma, dei quali è parte. Nel caso che ci concerne (il testo dell'Arret de mort), la posizione del Soggetto dell'enunciazione - come in qualsiasi tipo di organizzazione diegetica, vale a dire discorsiva - è perfettamente isolabile dal testo, anche se non è reperibile (come si è detto) al di fuori della messa-indiscorso. Per cui si riconferma il postulato avanzato più su. È qui che cade la seconda precisazione. Di quale Soggetto esattamente si tratta? Nel processo narrativo, la distanza fra Autore e Soggetto dell'enunciazione è massima nel racconto alla ter47

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==