sente della voce verbale; «dis». Tali marche definiscono appunto il Soggetto in atto, nonché la messa-in-discorso del senso che lo stesso si appresta a produrre tramite un qualche completivo di esse: nel nostro caso, tramite il completivo rappresentato dal lessema «guerre». Senonché, nel caso della frase specifica proposta da Saussure (siamo, qui, ovviamente al di fuori delle implicazioni previste dall'autore), e cioè, «la guerre!, je vous dis, la guerre!», all'istanza del Soggetto che nella frase instaura il luogo della propria competenza semiotica (in altre parole, che instaura il suo luogo proprio in quanto Soggetto di sapere), si accavalla l'istanza della produzione di un senso di cui il Soggetto non è più responsabile (o di cui è solo parzialmente responsabile): il senso cioè - non contornabile, non riducibile ai canoni della significazione intercomunicativa - che promana dalla struttura del rinvio: «la guerre!, je vous dis, la guerre!». Da questo esempio, in apparenza minimo, ma nel fatto di enorme portata teorica - in sé e, nella fattispecie, per il nostro assunto relativo all'Arret de mort -, emerge benissimo che là ove l'enunciazione comporti, nella messain-discorso, la struttura linguistica del rinvio, si danno due luoghi di produzione del senso: il luogo del Soggetto che, attraverso l'enunciazione, perviene a instaurare nel testo la propria «figura», unitamente a tutto il sistema di competenze e di valori, sia semiotici sia linguistici, che le sono inerenti; e il luogo del Testo, che, attraverso la struttura del rinvio e gli effetti che le sono collegati, provvede, da un lato, ad evacuare il senso dalle sue collocazioni canoniche, topiche (diciamo, le unità di significato delle sequenze), in cui siamo abituati a riconoscerlo e a recepirlo e, dall'altro, ad effettuarne una «formulazione» irriducibile ai sistemi di significazione e, per ciò stesso, alla competenza semiotica del Soggetto. Possiamo perciò dare per acquisito il seguente postulato: il senso prodotto da un'enunciazione inclusiva di 46
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