Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

rintracciare le «origini» del metodo delle associazioni libere, di importanza, per lui, fondamentale: questomotivo, sembra potersi dedurre da un confronto tra la lettera a Ferenczi e l'articolo qui in questione, gli era rimasto, sì, nella memoria, ma solo come traccia criptomnestica, una traccia, tuttavia, che non poteva escludere fosse stata, per lui, fonte di un'ulteriore elaborazione pratico-teorica. Questo scrupolo intellettuale è sempre presente in Freud. Vi ritornerà, significativamente, anche in uno dei suoi ultimi saggi, Analisi terminabile e interminabile (1937), a proposito del dualismo tra Eros e Thanatos che egli ritrova in Empedocle, «uno dei più grandi pensatori della Grecia antica»: «Dinanzi a questa conferma rinuncio volentieri al vanto dell'originalità, tanto più che, data la vastità delle mie letture giovanili, non potrò mai avere la certezza che quel che ho ritenuto essere una mia creazione ex novo non sia stato invece l'effetto di una criptomnesia». Sulla scorta di alcune osservazioni di Jones nella sua biografia di Freud è forse possibile innestare almeno un interrogativo che induca ad avventurarsi più in là nella lettura di questo articolo. Jones(vol. I, p. 30) fa notare che lo scritto su Borne è tra i pochissimi, insieme con Il Mosè di Michelangelo (1914) e Ricordi di copertura (1899) che Freud pubblicò anonimi. Per il «Mosè» la giustificazione era stata «la estraneità di questo lavoro al suo specifico campo scientifico», ci dice l'Avvertenza Editoriale della traduzione italiana delle Opere(vol. 7, p. 296): ma vi è da chiedersi se non vi fosse anche la componente del forte investimento personale dell'autore sulla figura storica e simbolica di Mosè. Quanto a Ricordi di copertura, la dimostrazione, da parte di Bernfeld, che, sotto le vesti di un presunto interlocutore, Freud in realtà parlava di sé, ci offre una chiave per il suo riserbo. Qui, nella nota sullo scritto di Borne, Freud parla di sé in prima persona, ma sembra prendere le distanze da quanto egli stesso è andato scoprendo attraverso la sua rilettura. Vi è da chiedersi - e in fondo è Freud che invita a farlo - come mai fosse proprio il testo per lui più rilevante delle opere di Borne a permanere nell'ambito delle criptomnesie, mentre altri(«Un tributo alla memoria di Jean Paul», «L'artista del mangiare», «Il folle nel cigno bianco») «gli erano tornati continuamente alla mente». «Senza alcun motivo 199

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