Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

bolico ramoscello di lillà, misura della sua fertilità. L'aspetto universale più straordinario di Amleto è dato dal suo rapporto con la morte. La morte del Lincoln di Whitman è quella esemplare del padre martirizzato, la morte di Dio; mentre quella di Amleto è la morte dell'eroe, non l'eroe-tragico, ma quello delle Sacre Scritture, la morte di Gionata ucciso sulle alture. Amleto muore nel luogo più elevato, quello di un'estrema indifferenza a noi altrimenti inaccessibile, un luogo che potremmo chiamare col suo nome, una posizione che lo stesso Amleto non raggiunge prima dell'Atto V, al suo ritorno dal fallito viaggio in Inghilterra. Misteriosamente liberato dal lutto e dalla malinconia per la morte del padre, Amleto diventa anche superiore alla gelosia incestuosa e alla furia vendicatrice. Il suo cuore resta oppresso da una sorta di lotta, da presentimenti che riguardano non la morte, ma l'inadeguatezza della vita: «non riusciresti a capire che pena io sento qui, al cuore» dice Amleto a Orazio nell'esporre a lui e a noi la sua idea che non esistano accidenti, o che essi non siano necessari: Se deve succedere adesso, vuol dire che non è di là da venire; e se non è di là da venire, vuol dire che succederà adesso. E se non succederà adesso verrà pure il momento in cui dovrà succedere. La sola cosa importante è d'essere preparati. Poiché nessuno sa quel che lascia nel tempo della vita che gli è negato, che importa lasciarlo da giovani ?2 Ciò che deve succedere, o che verrà, è la morte, e «la sola cosa importante è d'esserepreparati»diventa il motto di Amleto nel corso dell'intero Atto V. La risposta all'«essere o non essere» diventa ora «lascia che sia», una sorta di eroico immobilismo che Amleto offre come consiglio finale al pubblico. Nonostante la sua certezza che nessu190

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