vesciamento delle obiezioni critiche di Girard e Bersani. Vorrei concludere offrendo un caso particolare quale paradigma di quell'impresa terapeutica che consiste nell'unire ad un tempo la rappresentazione e l'analisi del carattere. Lo chiamerò caso di estetica del subire un oltraggio, o piuttosto del riuscire a rappresentare la condizione dell'oltraggiato. W.C. Fields fu uno dei moderni maestri di tale rappresentazione, così come Nathanael West, e Faulkner prima di lui. Anche qui, il più grande maestro resta Shakespeare: il suo Macbeth, benché egli stesso un crudele oltraggio, riesce tuttavia a suscitare la nostra comprensione proprio perché la sua sensazione di star subendo un oltraggio cresce in rapporto alla sua esperienza del1'equivoco, causato dal fatto che il demonio confonde il limite tra menzogna e verità. La natura ambigua delle promesse e delle profezie delle Parche gli procura, in forma apocalittica, la medesima angoscia provata da un attore di teatro che teme di perdere le battute, l'orrore di una fantasmatica paura da palcoscenico di essere fuori tempo, di reagire sempre troppo tardi. Macbeth, che è un vero mostro di interiorità solipsistica ma non è un intellettuale, risponde al suo dilemma con nuovi delitti che, se da un lato lo definiscono, dall'altro rinnovano continuamente il senso di essere oltraggiato, giacché le sue aspettative si fanno man mano ancora più confuse. Il suo personaggio, benché a noi alieno, ci tocca da vicino, perché .la sua terribile interiorità è un paradigma del nostro stesso solipsismo, ma anche perché nessuno di noi sa resistere a una rappresentazione forte e convincente di un essere umano che subisce un oltraggio. L'oltraggio definitivo è l'inevitabilità della morte, un oltraggio che si cela dietro un'infinità di maschere, tra cui le ambizioni tiranniche di Macbeth. Ho il sospetto che la nostra reazione offensiva di fronte all'oltraggio subìto sia, tra i nostri sentimenti, il più difficile da rappresen185
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