Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

qualcosa di caldo, unto e molle. Per raggiungere questa lontana abitudine c'è come traccia una parola dell'Italia meridionale: la «mappina». Questa parola non si trova nel vocabolario, mentre si trova «mappa» che può significare anche tovagliolo ed il suo diminutivo «mappatella» che è così definito: «Voce napoletana, che sta per piccolo in: volto, fagottino fatto con un tovagliolo contenente il pasto di operai, contadini, la merenda di gitanti e simili». Nel dizionario latino la parola «mappa» acquista un carattere preciso e viene descritta la sua antica funzione: quella di contenere cibi cotti. Si trova infatti questa definizione: «Salvietta, nella quale i convitati si portavano a casa gli avanzi del pasto». Dopo averla usata per pulirsi la bocca i romani usavano la mappa per radunare i resti del pasto, portarseli a casa, e poi consumarli l'indomani, darli alla servitù, ai cani? Solo in condizioni di emergenza ci adatteremmo a mangiare dei cibi strizzati all'interno di un panno annodato. L'idea suscita ripugnanza. Sarà per la congeniale incapacità del tessuto di costituire una salda separazione fra ciò che deve rimanere all'interno di territori già stabiliti? Fuori, infatti, dalle regioni concessegli, il mangiare diventa macchia, sbrodolamento, vergogna. La stoffa a quadri. Il rapporto struttura-colore mi ha fatto amare la stoffa a quadri, soprattutto la più semplice, quella a due colori, bianca e blu o bianca e rossa, in cui il motivo decorativo fatto di linee perpendicolari riprende esattamente quell'incrociarsi di fili in opposizione, necessario perché un tessuto esista. Il disegno a quadri ha questo carattere particolare: è 170

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==