Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

tone; solo allora iniziò il banchetto festivo. Con tre dita, delicatamente, i ragazzi appallottolavano il riso e poi intingevano la pallina nel sughetto e solo allora con sollievo per chi assisteva la portavano alla bocca, masticando lentamente e guardando nel vuoto. Dopo un così lungo cerimoniale il pasto fu breve. Come se dopo tre bocconi fossero già sazi, i piccoli preti furono presi da una subitanea sollecitudine e si affrettarono a.eseguire dei gesti sorprendenti: versarono nel panno che avevano in grembo il resto dell'intingolo ancora fumante, pulirono la ciotola con un lembo del fazzoletto che a mala pena conteneva resti abbondanti di riso, poi, questo miscuglio fu raccolto nel fagottino strettamente annodato. In un altro baleno scodella e sacchetto scomparvero nel mistero delle pieghe del saio. Sarebbero rimasti, lì dentro, al caldo fino all'ora della cena. Un rumore, un battito d'ali sembrò accompagnare la partenza dei ragazzi; i piccoli budda fuggivano via e nella corsa giù per le scale le piante dei piedi erano scure con dei grani di riso schiacciati ancora chiari. Il cibo nella stoffa. Gesti che portano a contatto diretto cibo e tessuto: un tovagliolo sulla bocca umida di sugo, il pane coperto da un panno, il pesce fritto adagiato su una salvietta a separarlo dal fondo del piatto e ad assorbire l'eccesso di grasso. Atti discreti dettati da un galateo familiare, dalle necessità dell'igiene. Sembrano essere frange estreme, invece di usanze scomparse e oramai poco conosciute. Si adoperava, fino a quando?, una stoffa come contenitore diretto di vivande cucinate. Un labile intreccio, fatto di trama ed ordito, di vuoti e di pieni, per accogliere 169

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==