Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

zo di benvenuto alla clinica turbano una prima volta il falso dott. Edwardes. Lo scuotono le righe nere della vestaglia della donna e poi le righe del copriletto che le lascia scoperto solo il bel volto addormentato. «Tracce di sci sulla neve» sarà alla fine la rivelazione di «che cosa significano le righe per lui». Ma il motivo delle righe trascende le particolarità del racconto: le righe feriscono la mano dell'infermiere graffiata con due solchi da un paziente in crisi; proiettate dalle veneziane, tagliano a fette il paziente che crede di aver ucciso suo padre; solcano il corpo del dott. Edwardes quando si parla del suo presunto libro sul complesso di colpa: il suo busto è attraversato da strisce quando parla con IngridBergman dell'innamoramento, «è stata una luce intensa»; si imprimono sul corpo di due donne immobili come vestito di luce a un coro da tragedia; segnano i muri delle stanze, calano dalle ringhiere delle scale, dalle strutture delle stazioni che disegnano una architettura carceraria del mondo, sul viso del protagonista. Nere sbarre davanti alla bocca del bigliettaio, rappresentante della legge, ottengono di essere enunciate come una regola universale. Le righe sono contemporaneamente collegate al trauma e all'amore: avvolgono la donna innamorata, compaiono sulla parete della camera da letto dopo la piacevole gita in campagna; sono le rotaie su cui corre la coppia mentre il rumore del treno copre il primo litigio, sono le tracce degli sci su cui i due scivolano verso l'abisso. «Formò il suo nome con le labbra senza mai pronunciarlo, come se la ripetizione potesse ridare il suo significato alla parola, e riportare alla vita il referente». Questa frase che si trova al termine di un libro di Ian McEwan, Cortesie per gli ospiti, segna il tragitto che nel mio lavor ? di questi anni ha compiuto il nome proprio, 17

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