Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

NOTE 1 «E dava, quella folla, una musica strana, I come vento o corrente» (La traduzione, qui e più avanti, è di Giovanni Raboni, in Charles Baudelaire, I fiori del male e altre poesie, con testo a fronte, Torino, Einaudi, 1987. E se ne è usato il lessico anche, ove ricorreva, nel testo). (N.d.t.) 2 «Sbiadivano le forme, diventavano sogno, I abbozzo che tarda a venire I sulla tela obliata e ormai l'artista I compirà solo col ricordo. » 3 «Ricordi la cosa che vedemmo, anima mia, I una dolce mattina d'estate?» 4 «- E tu sarai come quel mucchio immondo, I quell'orrenda infezione, I tu stella dei miei occhi, sole della natura, angelo mio, mia passione!» 5 «Così forte il fetore, che sull'erba I per poco non sei svenuta.» 6 «Tu allora ai vermi che ti mangeranno I di baci, o mia bellezza, dì che in me sono salve la forma, l'essenza divina I dei miei marciti amori! » 7 «- Solo una terra delle più infeconde, I un deserto di rocce che turbano acri strida, I è ormai Citera. » 8 «Gaio come un uccello si librava il mio cuore, I planando in libertà sopra il cordame; I nell'aria immacolata scivolava la nave, I angelo inebriato da un radioso sole.» 9 «O Dio, dammi il coraggio, la forza di guardare I senza provar disgusto, la mia carne e il mio cuore!» 10 «Che isola è questa, così triste e nera? I - È, qualcuno ci risponde, Citera, celebrata I nelle canzoni, degli scapoli Eldorado banale. I Ed è in fondo, vedete, un povero paese.» 11 «- Isola dei dolci segreti, delle feste del cuore!: Di Venere antica il fantasma superbo I si libra sui tuoi mari come un aroma, e colma I gli intelletti d'amore e di languore. Il Bella di verdi mirti e di sbocciati fiori, I da tutte le nazioni venerata in eterno, I su te i sospiri dell'adorazione I vagano come incenso su un giardino di rose Il o l'eterno tubare dei colombi... » 12 «- Solo una terra delle più infeconde, I un deserto di rocce che turbano acri strida, I è ormai Citera. Eppure che oggetto singolare I s'intravedeva: » 13 «non un tempio ombroso, I boschivo dove, ardendo di segreti calori, I ebbra di fiori, una sacerdotessa I il giovane corpo offrisse a brezze fuggitive, » 14 «ma (da così vicino rasentando la costa I da spaventar gli uccelli col bianco delle vele, I ci apparve all'improvviso) una forca a tre bracci, I nera come un cipresso contro il cielo!» 15 «Quando, Dissolutezza dalle immonde braccia, I vuoi seppellirmi? quando, sua rivale in bellezza, Morte, innesterai I sopra i suoi mirti infetti i tuoi cipressi neri?» 157

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