Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

vero, la cui legge ha fatto perire l'abitante di Citera, il poeta chiede forza e coraggio: così il poeta e il suo Dio formano una nuova coppia. Ma il poeta e l'impiccato sono uniti dal dolore immaginato:«Divido il tuo tormento!». E il corrispettivo cadaverico di Venere non è altro che l'immagine del poeta, la cui voce interpellante noi ascoltiamo (sulla pagina). Nel presente dei due ultimi versi della poesia, tutta una storia, scaturita dal mitico passato, viene fatta risalire sino al suo termine mortale. Si è già compiuto un giudizio finale. Ciò che rimane sono un«cuore» e un«corpo», e il disgusto che essi ispirano a colui che va contemplando se stesso. La compassione nei confronti dell'impiccato immaginario sarà per il poeta soltanto l'occasione di un lamento sull'insostenibile faccia a faccia con se stesso. Il movimento patetico della invocazione religiosa non implora l'abolizione di questo sdoppiamento riflessivo, ma, al contrario, la sua salvaguardia: al punto che, al termine della poesia, il«Viaggio a Citera» si presenta come un viaggio verso il presente personale, verso lo sguardo su se stesso, e l'impossibilità di accettarsi, malgrado, o a causa, di tutta la compiacenza con cui il poeta ha reso minuziosamente il suo ritratto da cadavere. L'ultima coppia è quella che un infelice Narciso ha formato con la propria immagine. (In«Una carogna», al contrario, la fusione dell'amante e del cadavere aveva l'effetto di manifestare, in posizione finale, una memoria invulnerabile, un io inaccessibile alla corruzione.) Nessuna percezione della realtà ha dunque preceduto, nel«Viaggio a Citera», la lettura allegorica dello spettacolo. Sin dal principio, tutto era retto dalla volontà di allegorizzare. È ciò che esige la tradizione di un genere ove si sa in anticipo quale altro senso dovrà rivestire l'immagine che è stata tracciata. Anche quando, come in«Il cigno», Baudelaire dichiara che«tutto, per lui, diviene allegoria», è possibile supporre che l'allegoria è prioritaria, e non costituisce il risultato di un'interpretazione suc155

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