Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

Baudelaire, non erano state mai tracciate nella poesia, se non da André Chenier, questo nostalgico, questo precursore, così attento a tutti i contatti carezzevoli.) A un esame più ravvicinato si potrebbe constatare che l'immagine del tempio e della sacerdotessa riprende e condensa molte delle immagini disseminate da Nerval nei capitoli del Voyage en Orient dedicati a Cerigo. Anche Nerval aveva evocato una figura assente, un «bassorilievo trafugato dagli inglesi»: Vi si distinguevano le immagini di due amanti che venivano a offrire delle colombe alla Dea [...] la giovinetta, vestita con una lunga tunica, presentava gli uccelli sacri... In Baudelaire, il corpo della giovane sacerdotessa, ove si riassume tutto il mistero mitico, rifulgerà unicamente in una frase che immediatamente lo cancellerà. È pertanto all'estremo limite della fantasticheria di una Citera felice, quando non vi è più ormai tempo di credervi, quando !'«oggetto singolare» nel quale si voleva presagire il tempio sta per rivelare la propria atroce realtà - è in questo momento, nel suo manifestarsi e immediatamente svanire, che i «calori» femminili attraversano, fugacemente, la poesia. L'evento che improvvisamente colpisce lo spettatore li rifiuta e li sostituisce: il termine era viene a occupare il posto lasciato vuoto dal non era: Mais voilà qu'en rasant la cote d'assez près, Pour troubler les oiseaux avec nos voiles blanches, Nous vimes que c'était un gibet à trois branches, Du ciel se détachant en noir, comme un cyprès14 • Il cipresso è l'albero della morte, come, in precedenza, il mirto era stato collegato al «fantasma» di Venere: Baudelaire conosce a meraviglia gli attributi simbolici, e li 148

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