Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

ta, quando la distanza si fa più breve, dall'evidenza dello strumento di supplizio:«una forca a tre bracci». Il cielo ed il mare hanno conservato il proprio splendore. Essi si danno - aggiunge Nerval - ogni mattina il santo bacio d'amore; ma la terra è morta, morta per mano dell'uomo, e gli dei si sono involati! Vista da vicino, la costa è arida: · ...Citera non ha conservato di tutte le sue bellezze che le sue rocce di porfido, tristi a vedersi come scogli di arenaria. Sulla costa che abbiamo seguito, nessun albero, nessuna rosa, ahimè!, neanche una conchiglia lungo questa riva dove le Nereidi avevano scelto di situare la conca di Venere. Baudelaire gli farà eco: - Cythère n'etait plus qu'un terrain des plus [maigres Un désert rocailleux troublé par des cris aigres7 • Ma in Nerval, come ha notato Ross Chambers, il tempo è rappresentato in modo ambiguo: ha distrutto i luoghi consacrati, ha fatto scomparire i gloriosi edifici. Non permangono che pochi resti«alcuni frammenti di colonne e di capitelli». E tuttavia, su di un marmo, è ancora possibile leggere una iscrizione commovente: «Kardion therapia... guarigione di cuori». L'ambivalenza è tale che al lutto profondo per gli dei del paganesimo si sovrappone la convinzione che essi non sono scomparsi, che sopravvivono con altri volti. No! Il culto di un«Dio severo» non ha del tutto abolito«l'impero mitologico». La grande figura materna, «la Venere austera, ideale e mistica», sopravvive nella«Vergine dei cristiani», che le è vittoriosamente succeduta. Una vittoria ove l'eguale ritorna. A po142

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