Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

sta costa all'attenzione dei viaggiatori. Si trattava di una forca, una forca a tre bracci, uno solo dei quali era ingombro. Baudelaire non si è soltanto soffermato a parafrasare e amplificare poeticamente queste poche righe; si è ricordato dei sette capitoli (XII-XVIII) che il Voyage en Orient dedicò a Citera e all'antico culto delle «tre Veneri». Nerval, nei suoi falsi ricordi di viaggio, sbarca nell'isola desideroso di ritrovarvi le tracce di un culto del quale la Hypnerotomachia di Francesco Colonna gli aveva rivelato le immagini E io che sto per scendere in quest'isola sacra che Francesco ha descritto senza averla vista, non sono pur sempre, ahimè!, il figlio di un secolo spoglio di illusioni, che ha bisogno di toccare per credere, e di sognare il passato[...] sui suoi resti. Non mi è bastato rinchiudere in una tomba i miei amori di carne e di cenere, per rendermi ben conto che siamo noi, i viventi, a camminare entro un mondo di fantasmi. Polifilo, più saggio, ha conosciuto la vera Citera proprio in quanto non l'ha veramente visitata, e il vero amore per averne respinto l'immagine mortale. Proprio come Francesco Colonna che non ha visitato Citera, Nerval non vi ha posto piede, né, più tardi, Baudelaire. Tuttavia, Nerval descrive un'alba ammirevole: in questa luce scende sull'isola, esplora il luogo dei templi distrutti; l'intera giornata viene dedicata a questa ricerca e a questa rimemorazione. La notte, la nave riparte e costeggia la Marea... Il tema che Baudelaire trae da Nerval è la percezione illusoria, mentre la nave va «rasentando la costa», di una vestigia dell'alto culto pagano (una statua o un tempio). Questa falsa congettura viene sostitui141

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