Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

La strofa finale reitera la forma vocativa e imperativa che aveva costitui. to l'inizio del primo verso; e quest'ultimo imperativo ha una marca temporale nettamente futura: Alors, ò ma beauté! dites à la vermine Qui vous mangera de baisers, Que j'ai gardé la forme et l'essence divine De mes amours décomposés! 6 Interpellazione davvero singolare, giacché viene rivolta a una morta, e le ingiunge di parlare e, a sua volta, di interpellare: «Di' ai vermi...». L'ironia dei termini di tenerezza, la secchezza degli imperativi testimoniano la tirannia sadica: la distanza morale non potrebbe essere maggiore. La decomposizione che viene anticipata non concerne, nella coppia, che il personaggio femminile. La femminilità della carogna («A gambe all'aria, simile a una donna impudica») costituisce il culmine di quel «naturale» che Baudelaire rimprovera alla donna. Nulla sarà cambiato quando l'amante «sotto l'erba», si lascerà divorare di baci dai «vermi». Il carattere perverso della poesia non consiste soltanto nella messa a morte immaginaria dell'amante, né nella pullulazione parassitaria che nascerà dal suo cadavere (caricatura di un parto): consiste soprattutto nel fatto di attribuire a questa morta una voce in grado di sopravvivere che diverrà garante della memoria incorruttibile che il poeta conserverà. E questi non avrà fatto altro che un lungo giro attraverso le immagini della morte e della putrefazione per raggiungere e celebrare se stesso. Ma oramai non vi è nulla di certo. Qual è il valore di questa celebrazione, affidata a una bocca consimile? La memoria del poeta, che ha conservato così bene l'immagine di una decomposizione intravvista «svoltato appena un sentiero», avrebbe al tempo stesso il po139

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