Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

iscritto nella stessa struttura verbale. La ripetizione dell'ultimo verso di ogni strofa-per essere più precisi: dell'ultimo verso e del frammento terminale del penultimo- focalizza per forza il passo successivo della lettura. L'enunciato di questa parte della poesia attesta un'impossibilità: «non è l'ora/ questa, nel buio, di chiedere l'alt»- impossibilità, si potrebbe sostenere, del «momento di concludere». Ma a guardare meglio, l'enunciato è in qualche modo la trascrizione negativa di un desiderio pulsionale; e le variazioni retoriche che esso presenta, ricalcano la forma a cappio del desiderio stesso, il suo girare intorno a un vuoto. Il movimento della funicolare è il movimento delle «Stanze», per identificarsi al proprio «oggetto poetico». È il momento in cui emerge, o più esattamente cade, ai bordi dell'ultima strofa ciò che ho chiamato la scena, anticipata dall'«Interludio»: la ragazza che lava i «nebbiosi bicchieri» in un bar «dove in Erebo è il passo». Perché è nebbia, e la nebbia è nebbia, e il latte nei bicchieri è ancor nebbia, e nebbia ha nella cornea la donna che in ciabatte lava la soglia di quei magri bar dove in Erebo è il passo. E, Proserpina o una scialba ragazza, mentre sciacqua i nebbiosi bicchieri, la mattina è lei che apre alla nebbia che acqua (solo acqua di nebbia) ha nella nebbia molle del sole in cui vana scompare l'arca alla vista. La copre la nebbia vuota dell'alba, e la funicolare già lontana ed insipida, scolora nella nebbia di latte ove si sfa l'ultima voglia di chiedere l'ora fra quel lenzuolo di chiedere l'alt. Proserpina-Beate, Madre goethiana, Parca?- essa non 132

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