Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

non è mai ridondante...» - e si tenga presente la distinzione, sempre di F6nagy, fra forma esterna e forme interne del contenuto. Del resto, per ciò che riguarda le caratteristiche dei versi alle quali ho appena accennato, si consideri che è proprio qui che potrà essere spiata la comparsa delle peculiarità delle «Stanze», i loro messaggi essenziali. Aggiungo, non a caso, che un identico schema strofico e analoghe idiosincrasie terminali ricorrono nelle «Biciclette», strettamente contigue, a denunciare una comune matrice fantastica e dunque a giustificare un coinvolgimento di tale contesto nell'analisi delle «Stanze». 4. Ho già accennato che le «Stanze» propriamente dette, che Caproni subtitola «Versi», hanno un'introduzione nei diciotto versi, che nella prima edizione seguivano, ora antecedono il corpus maggiore, qualificati di «Interludio». Potrebbero configurare, dal punto di vista sintattico, una prolessi, giacché anticipano una figurazione, una scena, che troverà la sua piena necessità nel finale delle «Stanze»: Ho conosciuto la mia Prosérpina, che nella scialba veste lavava all'alba i nebbiosi bicchieri... Da un altro lato, si qualificheranno come un deposito di significanti che ancora bagnano nell'indecidibile pulsionale, non ancora legati a un significato preciso. Solo il prosieguo della lettura consentirà in qualche modo di caricarli. Retrocedendo appena il punto di lettura, è possibile mettere a fuoco il primo dato capitale per questo testo caproniano. Riguarda il nome, anzi, meglio: i nomi - e l'effetto di nominazione. Righi, Oregina, lo Zerbino, Staglie 124

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