l'inceppo della lingua, l'origine straniera di Mosè. E lì dove insiste la mutilazione, riaffiora incontenibile l'ira di Mosè, non più ebreo, ma egizio, perché figlio, nonostante le convenienze, di genitori egizi ricchi e nobili, e, in questa lingua, possiamo rivedere la psicoanalisi e compiere un cammino inverso. Ripristino delle teorie sessuali infantili, e ripristino nell'ambito di una valorizzazione nuova del romanzo familiare, di un romanzo storico, non più lungo la china nevrotica, ma in una direzione più «eroica»: che vuol dire poi un diverso rapporto alla tecnica, alla possibilità di maneggiare senza l'apporto del competente, del gestore della tecnica, abbiamo detto, senza l'immissione del pene-protesi da parte dell'idraulico del piccolo Hans, la palla infuocata dell'amore senza bruciarsi le ali, perché l'ala è una sola, e braccia e gambe sono già spezzate. Il rapporto al padre non è più mortale e generatore di psicosi, ma il rimedio non è l'inabilità come condanna a vita. Un rapporto possibile con quelle che ho chiamato le forme estreme dell'amore ha allora a che fare con le altre che potremmo chiamare le forme estreme dell'arte. Attraverso la rappresentazione del cefalòpodo riesplode senza mitigazioni la tradizione azteca, ma è sull'assoluta eterogeneità della paternità con Dio, eterogeneità che mantiene la creazione e l'ars amatoria stessa staccate dalla generazione che si appoggia sul lato dell'artigiano preponderante nella vita di tutti, che si fonda l'arte. La meteorologia sostituisce allora in Bonnard, che non data le lettere e sull'agenda segna puntualmente l'avvicendarsi delle nubi, il meccanismo perfetto dell'orologio. La rottura del Decalogo cristiano libera tutto ciò che è imprigionato nel ferreo arco dei dieci episodi di K.ieslowski, ciascuno dei quali rappresenta il perfetto cerchio di sessanta minuti. Libera innanzi tutto il sapere del regista dal sapere del suo partner, il consulente, il «gestore» della tecnica, l'avvocato cristiano che l'ha assistito nella 92
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