Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

co sangue mestruale, ma lacrime romane, come le madonnine delle famiglie siciliane. La «piccola mutilazione» di Krzysztof, un cerchio privo di capelli al sommo della testa, che gli viene baciato dal figlio dopo la misurazione al computer della resistenza della superficie ghiacciata, l'ha immesso nell'ebraismo ma resta anche, ed è in essa che sprofonda il Figlio, pur sempre la chierica dei sacerdoti cattolici. Dio non ha solo marchiato il suo popolo ma infilato una spina nel cuore di tutti. Così si spiega come il segno della mutilazione accompagni i popoli e gli individui, nei sogni e nelle messe in atto, nelle rappresentazioni e nei destini, nella risposta al pungolo dell'amore (le piccole mutilazioni di Van Gogh), e nel tentativo di volare con un'ala sola, che è il tentativo dell'eroe. Ma si accompagni anche al grottesco, alla «piazza», al tondo invece che alla silhouette, alla caricatura del padre che è l'elemento psicotico uccisore del figlio: quello che all'eroe con un'ala del diario della sua giovinezza, fa riscontro in Paul Klee nel disegno grottesco KlassischKomisch, china su carta, in cui piccolo e grande sono accostati, piccolo l'uomo grande la donna, ma entrambi feriti alle braccia, alle gambe e nel viso da tagli orizzontali. La mutilazione è il piccolo tentativo di rientrare nei «numeri», come i greci, appunto, hanno chiamato il quarto libro del Pentateuco, ma la «misura» di questa fantasia segna l'arco dalla normalità alla nevrosi, e da questa alla psicosi a seconda di quanto vinca il Dio cristiano sul Dio d'Israele. Dal Genesi lungo l'esodo i «numeri» ripropongono la questione accantonata da Freud del romanzo familiare del «non nevrotico». Finché alla vigilia della morte, Freud si decide a fare i conti con il Mosè seduto di Michelangelo, più volte da lui interrogato in pellegrinaggio a Roma e nel quale si era identificato. 88

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