Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

che fosse straniero», in questo modo infatti avrebbe anch'egli fatto parte del popolo. È curiosamente proprio questo «elemento distintivo» a portare il popolo ebraico fuori dalla certezza dei confini geografici. Nello stesso modo per il funzionamento di un «elemento distintivo», quello che distinse per il piccolo Hans l'animato dall'inanimato, il pene, anche quella teoria che nasce nel nostro «luogo della fobia», nella mappa ritagliata a rappresentare per la prima volta all'esterno la configurazione dell'apparato psichico, e che si esercita sulla constatazione-riparazione della prima fantasia di mutilazione, la perdita del pene, non è poi così sicura. Tanto è vero che l'abbiamo vista successivamente rafforzata dalle costruzioni di difesa, dagli argini delle potenze psichiche, potata e mutilata a sua volta dall'impotenza a gestire la tecnica. Il rapporto all'elemento distintivo rimette in gioco che, di quei confini geografici, esiste invece uno sconfinamento. Così i sogni degli analizzanti sono attraversati da componenti sconfinanti, l'incrocio di provenienze diverse di padre e di madre, per esempio dal nord e dal sud, o di religioni diverse, o persino di diverso colore di capelli, il biondo e il bruno, o l'aver combattuto il padre in Jugoslavia (con o) contro i tedeschi e la sua antipatia per questo popolo, ma già qui ci si avvicina al tema, diventano in analisi, o meglio si rivelano in analisi come questioni di razza, e di razza ebraica. Così l'analizzante il cui padre ha combattuto in Jugoslavia diventa insieme un'esperta traduttrice di lingua tedesca e porta come primo sogno in analisi una gonna ricoperta di scritte in tedesco, ma frequenta fin dall'adolescenza ragazzi e uomini ebrei, che la maltrattano e finiscono con lo sposare una correligionaria. Un'altra, anch'essa cattolica, i cui sogni la portano di frequente all'interno di chiese in cui si spinge fino all'al85

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