Così accade che il «luogo della fobia» arrivi, nella storia, ad arginare l'angoscia per il fallimento del «romanzo storico». Finito il suo sogno di gloria che lo portava a spostarsi per il mondo, Napoleone tenta di ricostruire un dominio privato nell'isola di Sant'Elena. Ricordiamo che era di origine corsa e che l'essere un francese puro legittimato a reggere la Francia fu il travaglio degli ultimi anni della sua vita. A Sant'Elena abbandona il coraggio di essere «straniero» e, insieme, abbandona la classica posizione con cui è passato all'iconografia, una mano nascosta nella giacca, una rappresentazione di mutilazione di cui aveva fruito di vittoria in vittoria. Ora, con entrambe le mani, spogliato anche dei vestiti, così ce lo raffigura nel suo minuzioso diario il fido generale Bertrand, gran Maresciallo di Palazzo annotando e descrivendoci quasi ogni giorno Napoleone che «prende un bagno» («l'imperatore che fa un bagno manda a chiamare il gran maresciallo»), si dà, come Robinson Crusoe («31 ottobre. L'imperatore sofferente, fa un bagno e legge Robinson Crusoe») a riiniziare la costruzione degli elementi minimali necessari alla sopravvivenza: che sono poi gli stessi tipici delle costruzioni di difesa cui il soggetto si dedica «uscito» dal luogo della fobia. Sono soprattutto fortificazioni, non solo rievocate in descrizioni accurate per una campagna ideale, ma anche progettate per la campagna circostante. Napoleone detta di trinceramenti: «ogni corpo che prenda posizione può, in un giorno o due, aver davanti a sé un fossato che lo metta al riparo dalla cavalleria». Ma «non è che Napoleone, annota il gran maresciallo, si dedicasse solo a speculazioni teoriche riguardo a questo o quel modello di fortificazione, qualche volta egli si compiaceva anche di fame eseguire il contorno». La riproduzione del «luogo della fobia» riduce progressivamente la sua vita. Nel continuo contenzioso intrattenuto con il governatore a proposito dei limiti che egli non 76
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