Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

l'attuale marito, padre dei suoi fratellini, e rischia un grave turbamento psichico nel lasso di tempo in cui persone bene intenzionate vogliono inculcargli la «verità» sul suo padre reale, fino a che l'intervento eterodosso dell'analista sanziona la più spudorata menzogna e il bambino, felicissimo, porta ora con fierezza il nome di quello che vuole continuare a credere suo padre. L'accostamento dei due casi, nel secondo dei quali sono intervenutà senza esitazioni a sostegno di una falsità, mostra l'importanza non tanto del rinnegamento della situazione vissuta, giacché in entrambi i casi l'errore del bambino l'accettava come unica possibile, quanto di un'altra considerazione, alla quale ci porta il rilevare come tutti i bambini presumano di essere stati adottati, salvo quelli che lo sono stati effettivamente: l'esigenza è quella che genitori veri, qui assenti, siano mantenuti assenti. Ecco perché è importante cogliere, alla vigilia della sua morte, il momento in cui Freud fonda l'identità eroica di un popolo che riesce a conquistarsi una fisionomia indelebile a qualsiasi diaspora o sterminio, su un Mosè egizio, figlio di stranieri, anzi di padre straniero, l'unico in grado di imporre agli Ebrei quel marchio di riconoscimento che consiste nella «mutilazione» della circoncisione. La teoria di Hans non si smorza allora nelle razionalizzazioni rassicuranti della scuola di Wundt, il fapipì è piccolo, ma crescerà, l'idraulico è a portata di mano per la sostituzione. La piccola mutilazione della circoncisione che si innesta nel luogo della fobia con il romanzo «storico», non attenta al pene ma lo svela, lo rende visibile. Insieme con il frenulo che trattiene dagli impeti amorosi, viene eliminato il passaggio dalla paura della perdita alla formazione di una nuova coppia: Hans e l'idraulico, Eric e il fabbro, il soggetto e il gestore autorizzato della tecnica. Ritornerò altrove sulla figura di un partner come so62

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