Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

abbastanza lucido da prendersi l'ultima vendetta. Le «forme estreme dell'amore» riguardano innanzi tutto la messa in gioco del soggetto da parte di se stesso. Non appartengono perciò al perverso che non ha accesso alla verità e che non è capace di «estremi» ma solo di sentimenti meschini. Ciò che lo tocca non sta per morire ma è già morto. Se la psicoanalisi ha lasciato alla patologia, e alla perversione che solo le parodizza, queste tre parole, è perché ha optato a sua volta per la «mitigazione», per quelle che si chiamano secondo Freud potenze psichiche, il rispetto, il disgusto, la compassione, mitigazioni delle mète sessuali. Ritrovare per il soggetto le punte estreme dell'amore fisico e dell'amore intellettuale e farle coesistere, vuol dire perciò anche ripercorrere la storia della psicoanalisi e ripartire forse dal punto estremo della sofferenza di Freud, vecchio, esiliato a Londra, martoriato dal cancro alla lingua, ma improvvisamente capace di togliere da un lavoro incompiuto un «se» ambiguo e conciliante, e di ridare vigore ed eroicità al suo analizzato prediletto. Virginia Pinzi Ghisi 6

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