lo sguardo ristabilendo la visione. Ma vediamo che cosa succede di questo luogo nella vita del bambino che cresce. Ne abbiamo fatto un luogo di scelta, di smistamento tra nevrosi, psicosi e perversione: la perversione che ne annulla la barriera, la psicosi che si forma sulla mancata formazione di questa prima rappresentazione esterna di un apparato psichico spaziale scandito, suddiviso in stanze, che a sua volta riflette del1'esterno quanto l'uomo vi ha costruito e marcato. La perversione sostituirà alla teoria la ragionevolezza che eliminando gli inceppi adegua il vivente al morto. La psicosi tenterà di curarsi trovando al suo vagabondare soglie in cui sostare. La nevrosi infine, che ne è la soluzione sana e «normale» vi rimane fedele riproducendolo senza sosta. Questo «senza sosta» dà l'idea di una fatica immane. Dal luogo della fobia si dipartono le formazioni di difesa, e quindi in primo luogo la nevrosi ossessiva, che ne è la ritualizzazione estrema. La nevrosi ossessiva ripropone tutti i «se» lasciati in sospeso da Freud. Se le mie mani sono abbastanza monde, se ho davvero ucciso mio padre, se del bivio è meglio che prenda l'altra strada, quale è il miglior corno della ipsilon che Rabelais disegna con un poco di sperma. Il riconoscimento avvenuto nel luogo della fobia, sì lui è mio padre, sì lei è mia madre, sì lei è mia sorella, ha lo stesso effetto della realtà rammentata allo psicotico: se qui è il passaggio all'atto che ha subito luogo, nella nevrosi la gittata è lunga, gli effetti subdoli, e l'esito in età avanzata è spesso lo stesso che per la psicosi: il riapparire per l'uomo dei lupi di un padre devastatore con le sue iniezioni mortali a interi greggi di pecore. Lungo gli anni il luogo della fobia riappare in continuazione. I giochi sulla soglia di casa, i salti dei gradini, la sfida stessa a saltarne per un tratto sempre più lungo, il gioco del mondo tracciato dal gesso sul marciapiede, palla prigioniera, certe strutture e contiguità della casa, e più 57
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