Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

relazione di Mosè con Madiam lo designa di fronte all'incertezza di Freud non più come egizio e nipote del faraone ma come un pastore cui il dio di Madiam si rivela: un dio vulcanico (i vulcani mancavano all'Egitto) sinistro e sanguinario. In questo modo scompare da Mosè ogni «carattere eroico» ed egli diviene «solamente, dice Freud, l'uomo di Dio». L'abbandono di un Mosè egizio significa per Freud la fine di un'eroicità. E questa fine si accompagna a un occhio di riguardo per la Chiesa cattolica. Ma perché la storia di un Dio violento che si rivela a un povero pastore dovrebbe essere più gradita alla Chiesa che non l'origine straniera di Mosè? Forse perché il cristianesimo nasce da un romanzo familiare che rappresenta la summa del romanzo familiare del nevrotico: il genitore è un povero artigiano, ma rimanda a un padre che è niente di meno che Dio stesso, e l'onda che feconda Maria anticipa la folata che nei film di fantascienza feconda un intero villaggio, a insaputa delle interessate, con un seme ultraterrestre. Se la figura paterna è proiettata nei cieli, molto circostanziato è il luogo di nascita e sembra contrapporsi alla possibilità del costituirsi di quel secondo luogo di nascita, al di qua e al di là dei confini, che il soggetto si sceglie con il luogo della fobia. Se la nevrosi si sviluppa su un fondo psicotico che consente la crescita del seme di un romanzo familiare di questo tipo, la formazione di un soggetto che faccia i conti con la tecnica del padre (il padre artigiano) ma non ne diventi vittima subendola e dilatandone il potere generativo, da artigiano a creatore, e sia invece egli stesso padrone della tecnica, di una tecnica creativa che non si sfinisca nelle infinite operazioni delle costruzioni di difesa che la nevrosi richiede, questo forse è l'eroe, si fonda perciò su l' Entstellung. È ancora attraverso una «deformazione» che l'inceppo, l'inceppo nel nascere di un romanzo storico, si tramuta 53

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