Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

e sia de l'ombra mia compagno eterno, o ritorni con lui dal regno cieco a colui che di me fe' l'empio scherno, e se gli mostri tal che 'n fere notti abbia riposi orribili e 'nterrotti». (XX, 126) Sono gli ultimi momenti dell'azione, gli «stendardi» pagani sono «tutti caduti», Rinaldo «pon fine a le morti»; placido è fatto, e gli si reca a mente la donna che foggia sola e dolente. (XX, 121) La cerca, vuole impedire che si uccida, riconciliarsi con lei. Vincerà il suo sdegno, perché è congiunto ad amore. La sorprende in atto atroce e fero, già tinta in viso di pallor di morte, (XX, 127) l'abbraccia e confonde il suo pianto «affettuoso» con le flebil onde, ch'amor e sdegno da' begli occhi stilla. (XX, 1:34) Ma nel pianto di Rinaldo non c'è amore. Egli è guidato da impulsi più teneri: a riavvicinarlo ad Armida è la pietà («or da lui chiede I pietà che n'abbia cura e cortesia»), e forse quel desiderio di por fine alle morti. La donna lo 40

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