Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

Una sintassi narrativa Per accertare ancora un ordine di valori testuali (l'ultimo), osserviamo come nelle Conclusioni e nelle ragioni dei dialoghi amorosi s'inscriva la sintassi narrativa dei canti di Armida e Rinaldo, cioè della storia d'amore più complessa della Liberata. Abbiamo già accennato agli esordi e alla gelosia; ora vediamo come lo sdegno s'insinui nella storia e come può essere vero che lo sdegno è un «debole avversario d'amore» e non può «contra amore se non con le forze d'amore» (conclusione XL). Nel Cataneo si sostiene che l'odio, l'ira e lo sdegno non possono distruggere amore, perché non gli sono contrari; e su questo punto si stabilisce un principio formale o, meglio, una ragione assoluta: La contrarietà che si trova in quelle cose che sono determinate e circoncritte, non si trova in amore: conchiudiamo dunque ch'amore sia interminato, smoderato, smisurato, infinito, e che perciò non abbia contrari. Si parla dell'«amore in universale», che «non può essere mai estinto o discacciato dal proprio soggetto», e che la poesia, in ogni caso, in ogni soggetto, sembra significare nella sua essenza, nella sua ragione assoluta. Armida abbandonata, e umiliata anche nella sua brama di vendetta, medita di uccidersi. Dice a se stessa che porterà all'inferno solo lo sdegno, non l'amore, ma già sente che il suo sdegno, in feroci notti, tornerà qui, dove lascia amore, e «con lui» sconvolgerà i sonni di Rinaldo. Lo sdegno opera solo «con le forze d'amore»: «Felice me, se nel morir non reco questa mia peste ad infettar l'inferno! Restine Amor; venga sol Sdegno or meco 39

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==