Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

«coazione a ripetere» che «si afferma anche a prescindere dal principio di piacere». È «coazione del destino», dice, questa di Tancredi, che senza saperlo uccide la donna amata e, dopo che le «dilette membra» sono state sepolte, perduto nel lutto e nel «suo disperato di morir desio», s'addentra nella foresta incantata e percuote con la spada un alto cipresso, dalla cui «scorza» recisa sgorga col sangue la voce di Clorinda: un indistinto gemito dolente, che poi distinto in voci: - Ahi! troppo - disse - m'hai tu, Tancredi, offeso; or tanto basti -. (Lib., XIII, 41-42) Freud trova che la storia di Tancredi è l'espressione poetica «più commovente» di questo «destino» che si manifesta in una coazione a ripetere «più originaria, più elementare, più pulsionale» del principio di piacere17 • Ma in questa storia il destino ha figure nitide e, si direbbe, batte più alto. L'ora di Clorinda è segnata nel libro, come fosse un passaggio imposto al racconto, una fatalità che la fantasia del poeta non può scongiurare: Ma ecco ornai l'ora fatale è giunta che 'l viver di Clorinda al suo fin deve. (XII, 64) Quest'atto di sottomissione della parola a un disegno prestabilito accresce il senso di mistero che circonda il personaggio, e che s'illumina, senza dissolversi, proprio nell'ora segnata, e preceduta da sogni premonitori e da una rivelazione. Nella scena del duello tra Clorinda e Tancredi trascorre anche unmotivo sensuale, portato specialmente dal san37

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