Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

Ancora sull'origine. La gelosia non è generata da amore, ma nasce dopo di lui: è «sorella d'amore», dice la conclusione quarantacinquesima. Ma è il primo pensiero di Armida innamorata, e provoca i suoi sortilegi: ... ingelosita di sì caro pegno, e vergognosa del suo amor, s'asconde ne l'oceano immenso, ove alcun legno rado, o non mai, va de le nostre sponde, fuor tutti i nostri lidi; e quivi eletta per solinga sua stanza è un'isoletta. (XIV, 69) Il palazzo labirinto che imprigiona il giardino dei due amanti, colmo di delizie, è un simbolo della gelosia, allo stesso modo delle nevi e del gelo che difendono i sentieri e circondano la primavera «molle amorosa», naturale e artefatta, di quel giardino, posto in cima a una montagna «disabitata» e scura d'ombre, in una delle isole della Fortuna, perdute nell'oceano. L'amore non è destino: ma nella stessa conclusione (XVIII) si afferma che non per questo è «elezione». Nel Cataneo si osserva che l'elezione «è un desiderio consigliato o desiderio congiunto con qualche consiglio», ma «molte cose sono volontarie, che non sono per elezione» e possono attuarsi «quasi a l'improvviso»: l'amore è fra queste. Parrebbe dunque che in amore la volontà possa «signoreggiare a le stelle». Ma la discussione si protrae, perché è difficile accettare che questa cosa volontaria ma non deliberata non sia soggetta al destino. È difficile, si direbbe, soprattutto per gli amori non corrisposti, che sono veri e tenaci, sebbene manchi in essi la condizione necessaria della «somiglianza» fra le due volontà: allora amare (ed essere infelici) pare proprio destino. Freud ricorda la storia di Tancredi come esempio di una 36

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