Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

cipazione, dell'immedesimazione nello stesso piacere, si fa prepotente, intrattenibile: lo che m'era nascoso e vedea tutto ed udia tutto, allor fui per gridare... Così, tutta la vicenda si svolge in un solo quadro, scandito da misure interne in tre momenti successivi e compresenti (come avviene appunto nelle narrazioni pittoriche): la ninfa legata all'albero - e piegata quanto può su se stessa, col viso basso, in un fremito di vergogna e di sdegno- e di scorcio il satiromesso in fuga; Aminta che tende verso di lei le mani tremanti di desiderio e di timore; lei già lontana che s'invola allo sguardo di Tirsi - che infatti su questa immagine ferma il suo racconto -, non a quello dell'innamorato, che s'è messo in disparte «riverente» e non osa neppure alzare gli occhi «per mirarla» un'ultima volta. Nella conclusione diciannovesima si sostiene che «la bellezza dell'animo per sé sola» non desta amore ed è vana «l'opinione di coloro che credono potersi amare l'animo o la virtù solamente». Le poche pagine di poesia che abbiamo rammentato bastano a chiarire la sentenza. Ma nel dialogo Il Cataneo overo de le conclusioni amorose (II, 795-838) si esamina la natura dell'unione d'amore, e si afferma che l'unione dei corpi o «amor sensuale» suole «divider l'animo, anzi lacerarlo». Il suo potere è descritto in questo modo: 34 mille passioni a guisa d'onde maritime sono sollevate: l'imaginazione è perturbata, i fantasmi a guisa di larve notturne si appresentano con sembianza orribile e spaventosa, i tesori de la memoria sono depredati e l'imagini guaste e gittate per terra come le statue e i simolacri d'una città tumultuosa; la reina medesima e im- peratrice de

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