Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

vistica e del Petrarca: ma per intendere il godimento e il potere che attestano bisogna richiamare qui la poesia di Torquato, almeno alcuni degli innumerevoli versi dominati da questi motivi. Non c'è quasi luce spirituale in questo dominio (parliamo delle sue manifestazioni più spontanee), e comunque non è mai pura: il lume che pervade figure e situazioni è un elemento promiscuo dei sensi; lo splendore si diffonde nella varietà dei colori, dei loro toni, dei loro impasti: di rado resta indistinto. La vista assorbe e avviva tutti i sensi, come il «desiderio d'unione» tutti gli affetti: così Aminta, «rapito» da «un incognito affetto», beveva dai «lumi» della sua bella Silvia «un'estranea dolcezza». Per chiarire l'argomento tassiano della nascita d'amore evochiamo un altro episodio. Armida ha attirato Rinaldo su un'isoletta del fiume Orante: vuol vendicarsi di una sua sconfitta, e l'eroe addormentato dal canto di una «magica larva» è in suo dominio, nulla lo può destare da «quella queta imagine di morte». Esce d'aguato allor la falsa maga e gli va sopra, di vendetta vaga. Ma ecco il godimento degli occhi che suscita amore: pare un sortilegio ignoto anche alla maga, tramato non solo dal suo sguardo, ma anche dagli occhi nascosti del giovane eroe, che lei indovina ridenti: Ma quando in lui fissò lo sguardo e vide come placido in vista egli respira, e ne' begli occhi un dolce atto che ride, benché sian chiusi (or che fia s'ei li gira?), pria s'arresta sospesa, e gli s'asside poscia vicina, e placar sente ogn'ira mentre il risguarda; e 'n su la vaga fronte pende ornai sì che par Narciso al fonte. E quei ch'ivi sorgean vivi sudori accoglie lievemente in un suo velo, 31

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