Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

a poco a poco», ma si manifestò in un momento come quello, in un desiderio d'unione che - come confidava lo stesso pastore all'amico Tirsi_:_ prese possesso di tutti i suoi sentimenti prima ancora che egli potesse riconoscerlo: ...mentre io fea rapina d'animali, fui, non so come, a me stesso rapito. A poco a poco nacque ne 'l mio petto, non so da qual radice, com'erba suol che per se stessa germini, un incognito affetto, che mi fea desiare d'esser sempre presente a la mia bella Silvia; e bevea da' suoi lumi un'estranea dolcezza che lasciava nel fine un non so che d'amaro: sospirava sovente, e non sapeva la cagion de' sospiri. Così fui prima amante ch'intendessi che cosa fosse amore. (Aminta, atto I, vv. 331-347) Quel velo d'amarezza era in ogni gioia, e mancò forse solo nella promessa di una quiete nel piacere, che Aminta infine ricevette coi baci; ma fuori della favola, lontano dal suo inganno malioso e trasparente, nessun amore conosce la perfezione della gaudiosa quiete, e i più appassionati - quello di Tancredi, quello di Erminia - sono destinati a perpetuarsi nei tormenti. Anche altre conclusioni riguardano la nascita d'amore. Gli occhi, si dice, sono «quelli che più godono e quelli di che più gode nell'amore» (XXVIII), e poi: «gli occhi esser principio e fine d'amore» (XXIX). Nel commento di queste conclusioni degli occhi si richiamano fonti platoniche e ficiniane e fonti poetiche della tradizione stilno30

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