Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

lesse all'Accademia ferrarese nel gennaio del 1570, cioè in un momento propizio, che appartiene al periodo più felice e creativo della sua arte. Queste cinquanta Conclusioni, intrecciate alla redazione della Gerusalemme liberata, prossime all'Aminta, provvedono la traccia e la gradazione delle concordanze tra le forme della poesia e i due dialoghi, composti più tardi, in Sant'Anna e nei tormenti dell'«ostinata fortuna». Nel rimando dell'enunciato concettuale alle immagini - rimando suggerito o accolto dal testo stesso dei dialoghi - si precisa la struttura profonda della ricerca d'amore. La diciassettesima conclusione dice che l'amore è «desiderio d'unione per compiacimento di bellezza»; in La Molza overo de l'amore (II, 743-760), alle tre dame che l'hanno invitato a dire «qualche nuova diffinizione» il Tasso spiega che «tre passioni sono ne l'animo nostro per rispetto de l'obietto amabile o del piacevole: l'una è il compiacimento, il quale è amore; l'altra il desiderio che segue l'amore; e la terza il diletto nel quale s'acqueta». Ripropone così la sua conclusione amorosa, la quale potrebbe essere accostata a una definizione di Tommaso d'Aquino, se non la perfezionasse l'aggiunta che ogni amore tende a «una quiete nel piacevole» e, non potendola raggiungere, «diventa fiero per lunga passione e s'incrudelisce, per così dire, ne' tormenti». La voce passione declina tutto l'argomento, e insiste a spiegare non solo i tormenti d'amore ma anche la quiete nel piacevole, la quale «non è altro che desiderio di perpetuare ne la possessione, e non distrugge l'amore e non impedisce la contentezza de l'amante»: può essere questa voce a evocare la poesia. Certo è che la nascita d'amore è stata celebrata dalla favola d'Aminta, la quale più volte e in vari modi s'è diffusa nell'«esplorazione lirica»14 del momento in cui il piacere della bellezza sorprende i sensi, e il rapimento e il desiderio sono ancora sconosciuti e già indomabili. L'amore d'Aminta «nacque 29

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