Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

così freddo e gelato...». Questa forma è la scrittura «assidua» dei Dialoghi, scrittura della detenzione, della solitudine. Perciò, nei tratti che stiamo per ripercorrere, noi vedremo questa scrittura investire l'esistenza stessa del suo autore, quello che è e quello che è stato e ancora si riconosce dal riverbero nel discorso dottrinale - in qualunque discorso, sulla bellezza, sull'amore - dell'esperienza poetica, di immagini e intrecci delle opere compiute. Concordanze Cerchiamo ora di mettere in luce le implicazioni della poesia in alcuni dialoghi amorosi. Non ce n'è traccia nell'informazione raccolta inmargine al testo, dove per ogni punto si rimanda diligentemente a un pensiero di Aristotele, o alle chiose e alle versioni dei suoi interpreti, o a un pensiero di Platone, come lui l'ha enunciato o come è consegnato dal commento ficiniano o come si tramanda dalle scuole. L'informazione a margine riporta anche, in precisi riscontri, molte espressioni poetiche, e prevede - sebbene non la esegua quasi mai - la citazione della stessa poesia del Tasso: ma ignora sistematicamente le ragioni di questa poesia implicate nel discorso in modo da aprire i contenuti a significati inattesi, da caricare l'enunciazione, e lo stesso formulario, di valenze inconsuete. Così non si vede, tra l'altro, che i termini e i modi tradizionali della discussione sono spesso attirati in alternative estreme - dove è in gioco, e si sublima, la verità delle passioni - e sono scambiati in accezioni singolari. Anche il testo dei dialoghi si svela pienamente - in forme consce e inconsce - nella lettera della poesia tassiana. Nei dialoghi della Molza (1585) e del Cataneo (1591) si discutono alcune delle Conclusioni amorose che il Tasso 28

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