i continenti sebbene più breve in Eurasia (ma quanto più breve? se si pensa alle centinaia di migliaia d'anni della nostra preistoria!), e fino agli ultimi secoli pare che la sessualità venisse perseguita ancora secondo due finalità di pari importanza: il piacere sessuale e la moltiplicazione della specie. Tutto ciò senza rilevanti mutamenti per i più, e con qualche oscillazione per i meno: cioè per le classi dirigenti. Solo per esse infatti vi furono alternativamente periodi di maggiore licenza e periodi di maggiore puritanesimo. Se il XVIII secolo fu considerato libertino, lo fu anch'esso solo per quanto riguarda la classe dominante, che nel secolo successivo tornò ad essere più rigida e formalista (l'epoca vittoriana). Nel nostro secolo la morale sociale largamente condivisa è andata allentando i suoi rigori, prima con lenta progressione, dal '68 in poi con brusca accelerazione. A proposito di quella rivolta giovanile pare particolarmente attuale il richiamo polemico di R6heim che indicò la situazione critica della nostra civiltà, soffocata fra una gerontocrazia incorreggibile (come la vedranno i giovani contestatori) e la prolungata dipendenza, l'infantilismo della generazione più valida: una civiltà che sembra avviarsi, nello stesso tempo, verso la perfezione e la paralisi, che nelle comodità e le sicurezze della società opulenta cancella certe libertà originarie e c'induce a vagheggiare come una condizione più felice quella del povero primitivo, affannato dal pungolo della necessità, ma tanto più autonomo, tanto più forte e tanto più... maturo. Già più maturo, perché per R6heim si continuerebbe, lungo il cammino del nostro incivilimento, quel processo di progressiva fetalizzazione che era stato segnalato come caratteristico, nella scala zoologica, del passaggio a speci sempre più evolute. Fu forse il '68 una rivoluzione? Come rivoluzione nella scuola - che come tale cominciò - fu piuttosto un fallimento: tutto è tornato come prima, salvo uno scadimen197
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