Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

o Bab-ilani «porta degli dei», da cui il latino Babylonia, Babilonia, è anche vero che la connessione con l'ebraico balal (confondere) è il risultato di una falsa operazione etimologica. Il mito Muoversi nel campo polimorfo della mitologia, riuscire nel compito di delimitare almeno il senso da attribuire al concetto stesso di mito - operazione indispensabile per evitare di aggiungere confusione a quella già esistente - non è impresa facile. La definizione del mito in sé è complessa e nel contempo compromettente. È estremamente difficile, infatti, elaborare una definizione che non sia già una teoria interpretativa sulla natura dell'oggetto in questione. Ciò costringe a far affidamento su criteri formali e non sostanziali, criteri che caratterizzano il mito come un racconto (o una storia) tradizionale, proprio delle società illetterate. Tuttavia questi criteri si rivelano ben presto insufficienti, giacché non tutte le storie tradizionali sono miti: esistono le leggende, i cicli eroici, le favole, gli aneddoti, e questa varietà si rivela una fonte addizionale di dissensi: ciò che è mito per alcuni è leggenda per altri. Gli autori che cercano di mantenersi a una certa distanza dalle teorie universaliste sul significato dei miti, contrastando l'idea dell'esistenza di un unico criterio interpretativo valido per «il» mito, ricorrono a delle specificazioni complementari. Il mito sarà, dunque, un racconto tradizionale che fa riferimento a «un mondo anteriore all'otdine attuale e sarà destinato a spiegare ... una legge organica della natura delle cose»4 • O ancora, esso sarà una «specie particolare di racconti tradizionali», di quelli che hanno qualità tali come la profondità, l'universalità, la fantasia5 • Oltre al fatto che de162

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