Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

unite nel teschio di Medusa, caricato d'ale nelle tempia»41. L'età della ragione dispiegata è infatti, in germe, anche l'età della barbarie. E tuttavia, solo mentre si va procedendo verso la «barbarie della riflessione» è dato per Vico vedere dispiegata l'opera della «Provvidenza». L'estrema potenziazione delle risorse conoscitive prodotta dalla riflessione, in cui il linguaggio come prodotto dell'uomo si autocontempla, rendendosi da factum filologico verum filosofico, è l'avventura sublime della mente, ma comporta anche la minaccia dell'autoannientamento. Il «terribile incoato» (Cesarotti) si carica di un'intensità tragica. L'opportunità estrema di questo sguardo è infatti quasi indiscernibile dalla sua vanificazione. Vico ha avvertito il nesso profondo tra scoperta e scomparsa, in quest'impresa che ha visto la luce postuma e a lungo è rimasta senza ascolto. Essa ha agito in certo modo come presagio della latenza cui essa stessa sarebbe andata soggetta, tanto come figura quanto come messaggio. Veicola così un drammatico paradosso: può insegnare la gravità solo chi, come dice Paul Celan riprendendo Kafka, si libra nel vuoto per scomparire. Può avvertire la «Provvidenza» solo chi si appresta a registrarne l'inversione tragica, così come può avvertire la forza dell'immagine solo chi vive nel declino dei codici che le accreditavano un prestigio sapienziale. Dietro l'immagine radiosa delle tempie alate leggiamo come il riflesso fobico del cranio sformato e del capo dissanguato del Vico fanciullo, la caduta su cui si regge il fasto della scienza nuova. La «discronia», il malessere del tempo, connota la solitudine come «situazione di scarto» del pensiero innovatore. Il teatro dell'im- . presa inscena il dramma dell'instauratio, lo squilibrio concettuale e temporale che soggiace al suo imporsi. 7. L'IGNOTA LATEBAT può così considerarsi, nei termini di Vico, una «picciola favoletta», una metafora esemplare. L'interesse di Vico per l'impresistica è in tal senso 154

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