Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

rivolto alle radici della ragione discorsiva, è un interesse per le forme della ragione metaforica, che trova ampi riscontri nella filosofia contemporanea. D'altra parte è forse un caso che oggi, mentre si dà per scontato il declino della teoria e il decadimento del primato ontologico dell'occhio nel pensiero occidentale, ritorni il nodo filosofico di pensiero e figurazione, quanto più ci si interroga sullo statuto dell'innovazione concettuale? L'emblema è un'immagine, ma è un'immagine che richiede di essere ascoltata. Esso infatti riflette, rispecchia una nuova impresa solo in quanto veicola la tradizione: è un'impresa, un ricordo e riattivazione del senso della tradizione che condensa il senso di un'intera avventura intellettuale. L'emblema presenta l'innovazione attraverso la tradizione: non a caso, nella cultura scritta, si identifica con la citazione, ossia con quell'operazione testuale in cui, nell'accavallarsi di lettura e scrittura, l'autore definisce la propria unicità attraverso l' «entregloser», il dialogo con la tradizione. La scrittura melanconica è per eccellenza scrittura di citazioni, come insegnano Montaigne, Burton, Flaubert. La progressiva obsolescenza della dimensione iconica e la sua persistenza oscura negli interni del testo come l'esergo o la citazione è stata finora oggetto di studi semiotici, ma si esige un approccio retorico più ampio, che li consideri come cellule di configurazione del nuovo, legate alla nascita stessa (inscindibile dalla sua latenza) del pensiero come scarto sensato. Si aprono qui nuovi orizzonti di traducibilità tra parola e figura. L'occhio che abbiamo analizzato (così si chiamava, all'avvento della stampa, la prima pagina di un libro: ma esso era anche la figurazione del «luco», cioè dell'insediamento umano nella sylva dei primi giganti, l'incunearsi della cultura nella natura42) ci guarda a sua volta: la doppia figura dell'impresa dà luogo infatti a un'ibrida congiunzione, a un corpo sfingeo che, nato per configurare le nostre inquietudini, finisce per interrogarci e scrutar155

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