Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

assegnava al lettore, l'operazione visualizzante e modulare propria della mens: il nostro gesto, il gesto del «leggitore», è una riproduzione dell'immane cerchiatura degli evi e delle pratiche significanti che formano la base della «sapienza riposta», attestando come dietro ogni parola non vi sia una mera sequenza di derivazioni, ma l'intero flusso del linguaggio. La «rovinosa base» della statua di Omero univa una base quadrangolare e un piedistallo circolare secato da una crepa che lo tagliava in due spicchi o quadranti: è come se la vedessimo ora trasformata e accesa nei fregi e nelle decorazioni concentriche dell'oggetto della mirabile ekphrasis dello scudo di Achille. L'instauratio magna è così strettamente congiunta alla capacità di penetrare le implicazioni del suo negativo, della sua latenza. Del resto il verbo latere aveva indotto Vico a connetterlo a Latona, madre di Apollo e Artemide: «Latona, detta da quel "latere" o "nascondersi" onde si disse "condere gentes", "condere regna", "condere urbes", e particolarmente in Italia fu detto "Latinum"»35 • Il latere dunque richiama l'immagine della fondazione, anzi del rito di fondazione per eccellenza: fondare (condere) è l'esplicarsi del latere, è un seppellire, un occultare, un nascondere. Latere e condere, nascondimento e fondazione sono reciprocamente correlati. Lo stesso fondare, come il nas-condere, riporta a «que' nascondigli, in que' fondi (...) di che restarono quelle bellissime frasi eroiche a' latini: "condere gentes ", "condere regna", "condere urbes "; "fundare gentes", "fundare regna", "fundare urbes"»36: e Vico riporta qui la frase di Virgilio sui «pochi che amò Giove il giusto» riferito ai discesi vivi nell'Averno, dove il nascondiglio, «la notte de' nascondigli» dell'umanità37 si può proiettare per traslato nella severità dell'«adamantina ròcca» in cui egli è come venuto rivivendola, nell'«estro fatale» della febbrile redazione della Scienza nuova. 152

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