Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

parola poetica o entra nella configurazione dell'immagine. 5. La storia umana, guardando se stessa e specchiando il proprio occhio non più nella luce insostenibile dell'occhio divino (che infatti nella dipintura si rifrange sulla forma bombata del gioiello che la metafisica reca sul petto) ma nella superficie dello specchio che tiene in equilibrio appena al di sotto del suo sguardo, si trasforma in scienza; nello specchio la donna vede.il suo volto e il modulo triadico integrarsi «in circular figura». Dunque lo specchio serba una doppia immagine, come doppia è la natura dell'impresa: nello specchio, cioè, il volto sensibile della donna si fonde col modulo intelligibile del triangolo, come nell'impresa il «corpo» della figura si unisce all'«anima» del motto24 • Prima che la donna angolasse lo specchio, stabilendo un nesso tra il punto d'origine del raggio visivo e il triangolo, l'immagine virtuale restava celata nel profondo dello specchio, negli ignoti recessi della mente umana. (Una sola parola, com'è noto, indica il processo che avviene nello specchio e nel pensiero). La scienza è quindi «nuova» solo in quanto agiva già senza essere avvertita: essa è sempre un atto di riconoscimento anziché una nuova conoscenza, così come l'operazione che «ignota latebat» è in realtà l'operazione per eccellenza della mens umana. Solo post festum il filosofo può trarre alla luce ciò che si celava nel fondo dello specchio. La «sapienza riposta» si manifesta infatti quando già si profila la drammaticità di un'imminente barbarie. Solo nell'età degli uomini è data infatti la possibilità dell'autoriflessione, il delfico «conosci te stesso», ma questo porta con sé, per Vico, la minaccia di una religione che si ritenga padrona di sé, la «riflessiva malizia». Per un verso, infatti, lo specchio è dantescamente «verace speglio», emblema di verità e autoconoscenza, ma per l'altro trappola, «simbolo di falsità» (Ripa), deformazione, illusione. Lo 146

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