bia influito sull'ideazione dell'impresa vichiana, ma già queste associazioni indicano la polivalenza figurale che vige nell'impresa; il triangolo è intuitivamente un'immagine del divino, ma questo non può essere appiattito - né tanto meno, per Vico, conosciuto - nell'univocità di un'immagine; nell'emblema, a differenza che nell'allegoria, non è dato intus legere, scorgere l'universale dietro il particolare, ma si esige un lavoro continuo di decifrazione. Le tempie alate sono in tal senso presenti anche nella Matematica e nella Vita contemplativa del Ripa, ma ci ricordano soprattutto Mercurio, l'araldo alato «come nelle tempie così ne' talloni»11 , e il suo caduceo, la «verga alata» attorno a cui si attorcigliano specularmente due serpenti (caduceo indica l'ordine istituito per caduta del dissidio): quel caduceo che Vico definisce l'«ultimo de' geroglifici», e che ha sempre come suo doppio oscuro il protaso, l'elmo alato (presente anch'esso nella dipintura), l'ordine raggiunto invece con la forza, ad indicare un'ambiguità che fa di Mercurio una misteriosa congiunzione tra diritto e violazione, araldo di pace e di guerra, di vita e di morte, emblema del corso e del ricorso12 • Le ali alle tempie indicano altresì le due età divenute attributi del doppio emisfero della scienza nuova: tempia in latino è tempus, quindi la metafisica è congiunta alle ali poste ai tempi, alle età che soggiacciono al volo mentale, consentendolo e fondandolo. Questo accento ermetico fa sì che l'impresa emblematizzi l'avventura mentale, avendo la sua matrice nell'impresa degli Argonauti, da cui nasce la suggestione metaforica del «legno che cantando varca», l'immagine orfica del nodo tra avventura nautica e risuonare della parola poetica13 . La meta eroica del Vello d'Oro si trasfonde tuttavia in Vico nel regno di Saturno, astro del lavoro umano (a satis, dal raccolto) e della lentezza, pianeta e dio della melanconia, dio che divora i propri figli ma presiede ai fasti dell'età dell'oro. La sfera di Sa140
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