Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

NOTE 1 Le citazioni rinviano a Montaigne, Oeuvres complètes, Paris, Gallimard, 1967 (Bibliothèque de la Pléiade). Le lettere a, b, c, indicano convenzionalmente che l'origine del passo è da ricercarsi nell'edizione del 1580 (a), o in quella, arricchita, del 1588 (b), o invece fra le aggiunte dell'ultimo periodo (c) al cosiddetto esemplare di Bordeaux (un esemplare dell'edizione del 1588 su cui Montaigne continuava a lavorare, in vista d'una nuova edizione che la morte, nel 1592, gli impedisce di portare a termine). Le pagine che seguono riassumono in parte l'orientamento, e utilizzano alcuni lacerti, del mio libro Mostri e chimere. Montaigne, il testo, il fantasma, di prossima pubblicazione per i tipi del Mulino. 2 Tralascio il problema (troppo complesso per essere affrontato qui, e comunque a mio avviso di scarsa utilità per quanto riguarda Montaigne) del significato di essentia e del valore attribuito al pronome personale presso i grammatici del XVI secolo. 3 Pertanto Philippe Lejeune esclude gli Essais dalla sua Autobiographie en France, Paris, Colin, 1971, p. 57 (ma ciò non scoraggia successivi sforzi di catalogazione dell'opera sotto questa o altra etichetta di «genere»). 4 Michel Beaujour, Miroirs d'encre, Paris, Seuil, 1980, p. 9. 5 Octave Mannoni, Clefs pour l'imaginaire ou l'Autre Scène, Paris, Seuil, 1969, p. 106: «Les écrivains ont généralement besoin de théories personnelles, originales ou très banales, il n'importe, pour se masquer, dirait-on, la réalité de ce qu'ils font. Dante ne peut pas, sans appeler à son secours toute la théologie et toute la métaphysique médiévales, essayer de nous expliquer quelque chose qu'il ne nie aucunement, à savoir que chez lui le désir d'écrire a besoin du soutien d'un autre désir dont il ne connait, dont nous ne connaissons pas la véritable économie, mais dont il sait, dont nous savons de quel (faux) nom le désigner: ce nom, c'est Béatrice. Montaigne en fait autant à l'égard de La Boétie». 6 In proposito andrà anche precisato che essai significa, in Montaigne, un atteggiamento mentale, non un'entità letteraria che coinciderebbe con le suddivisioni del libro (per le quali l'unico termine appropriato, utilizzato dall'autore, è chapitre): sicché si può dire che l'essai è operante in ogni capitolo, ma ogni capitolo non è un essai. Per una perspicua individuazione della pratica di Montaigne cfr. André Tournon, Montaigne. La glose et l'essai, Presses Universitaires de Lyon, 1983. 7 Giorgio Vasari, Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori, ed. critica a cura di Rosanna Bettarini, vol. I, Firenze, Sansoni, 1966, p. 144; Benvenuto Cellini, La vita, a cura di Guido Davico Bonino, Torino, Einaudi, 1973, vol. I, p. XXXI. s Cfr. l'analisi di Géralde Nakam, Montaigne, la mélancolie et la folie, «Etudes montaignistes en hommage à Pierre Michel», Paris, 133

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