Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

quell'«honneste homme» che, avendo letto il libro, potrà forse uscire dall'anonimato, farsi presenza concreta e cercar d'incontrare lo scrittore, al quale sarà già legato da tutto ciò che la lettura degli Essais gli avrà fornito, sostituendo «une longue connoissance et familiarité» (III, 9, 959b). Nostalgia e desiderio si proiettano in queste righe («O un amy!»), dando figura al sogno di rinnovare il miracolo dell'incontro con La Boétie («Nous nous cherchions avant que de nous estre veus...» I, 28, 187c). Un amico, addirittura un amico assai prossimo: così il lettore potenziale, che finirebbe per far parte del cerchio degli intimi, non ha o non avrebbe più molto da spartire con la molteplicità dei lettori sconosciuti da cui potrebbe estrarsi, instaurando con lo scrittore una relazione d'ordine personale. Ma, giustappunto, quest'amico sperato - sosia del destinatario scomparso, del corrispondente privilegiato che la morte ha portato via e che ha, dice Montaigne, portato con sé «ma vraye image» (III, 9, 961b, passo soppresso sull'esemplare di Bordeaux)-, questo alter ego non è mai direttamente interpellato. Fatta eccezione per l'avviso al lettore, e per quell'altro avviso dissimulato nel capitolo De la vanité («Laisse, lecteur, courir encore ce coup d'essay...», III, 9, 941b), il tu a cui Montaigne vuole aprirsi per farsi conoscere «tel qu'il est» (II, 17, 636a) non ha esistenza nel testo. Se la pulsione comunicativa è alla base degli Essais, dov'è quell'eco dell'io al quale je dice tu? La Boétie avrà davvero portato via la sua faccia del je? In questo perpetuo dialogo del libro, ci si chiede dove vada cercato quell'altro della persona di cui si potrebbe dire che è mantenuto nell'eventualità, forse occultato. Concludendo, là dove je è presente in quanto membro d'una comunità, lo è di norma sotto l'indice nous, che comporta automaticamente e correlativamente il vous dove un tu è del pari compreso. Tale distribuzione della per131

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