Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

zoologica. Qui si installa un'entità indeterminabile, primaria, sottolineata proprio dalla dominante dell'odore - che istintivamente mettiamo in rapporto con quel passaggio freudiano del Disagio della civiltà sulla svalutazione dell'olfatto rispetto alla sessualità, nel corso dell'evoluzione dell'uomo. La pervasività dell'odore inatteso, con effetto dirò così estatico (esso non solo riempie il soldato di un terrore contiguo alla fascinazione - «quand l'eut degustée du nez... » - ma rappresenta per lui l'anticamera della conoscenza), è un segnale forte per il protagonista della storia non meno che per il lettore. Se la percezione di un accumulo d'energia vitale era stata effetto di una sensibilità prossemica, anch'essa in qualche modo animale, e l'olfatto poi chiamato in causa, di una specie di fulminea regressione - alla fine spetta alla vista di pervenire al riconoscimento della realtà: un riverbero di luna scopre nella caverna il manto picchiettato di una pantera. «Quel leone d'Egitto dormiva, arrotolato su se stesso come un grosso cane...». La Cosa si è ritirata per il momento, dietro l'ordine dell'«histoire naturelle». Chi è il sedotto? Chi è il seduttore? È una domanda pertinente, anzi centrale all'intenzione di questa nota. Il primo atto seduttorio nasce, secondo il testo, come gesto disperato di difesa. La pantera s'avvicina al soldato, e questi la fissa con un'aria affettuosa, quasi per magnetizzarla, «e con un movimento dolce, amoroso, quasi avesse voluto accarezzare la più graziosa delle donne, le passò la mano lungo tutto il corpo, dalla testa alla coda, titillando con la punta delle unghie le vertebre del dorso... La belva drizzò voluttuosamente la coda, gli occhi le 13

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