Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

la trovata balzacchiana. Non c'è dubbio che la pantera sia un simulacro, un Vorbild, qualcosa innalzatoci davanti a significare al posto di qualcosa d'altro. La sua potenza di immagine è testimoniata dal forte valore di stimolazione erotica visiva di cui si rivestono tutte le descrizioni che la riguardano. Ma il rapporto con ciò che essa scherma o sostituisce, non può essere illuminato dal «discorso di corrispondenze» cui accennavo poco fa. Si tratta, allora, di ritornare al nocciolo duro dell'invenzione - alla sua intenzione. La Cosa impenetrabile Anticipando un momento, direi così: è l'intenzione di proporre la Cosa impenetrabile. Il primo incontro dei due «amanti» (il soldato e la pantera) avviene, non per caso, in una caverna dove il soldato ha cercato rifugio al cadere della notte: insomma, una caverna che potrebbe anche essere quella dell'allegoria platonica, perché in fondo che cosa vi ha luogo se non un atto di conoscenza, con le sue incertezze e i suoi errori? Ridestandosi a metà della notte, il soldato percepisce nel buio l'«accento alternativo» di una respirazione potente, la cui «energia selvaggia non poteva appartenere a nessun essere umano». Poi man mano, nero su nero, si disegna l'enorme massa di un vivente accovacciato a pochi passi di distanza. L'ospite della caverna si presenta appunto come Cosa impenetrabile non soltanto per effetto del buio, lo smarrimento naturale del primo risveglio, ben più per una sorta di refrattarietà a qualsiasi collocazione immaginaria. Il tratto non-umano dell'«energie sauvage» si congiunge con quello di un odore «penetrante», «grave», che va riempiendo la caverna. Ma né l'uno né l'altro tratto sembrano preordinati a rinviare subito a una classificazione 12

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