Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

no il parlar nostro», in attesa che «l'altro ch'a dir rimane essi diranno, I quando la lingua vostra appresa avranno»): la «questione della lingua» non abbandona mai la mente del Bembo! Sicché, dalla lettura delle Stanze, l'immagine del Bembo trae, per vari aspetti, una luce nuova: linguisticamente, per la vicinanza ai testi dei poeti quattrocenteschi e «popolareggianti»; nel dibattito teorico sull'amore per la scelta delle ragioni «naturalistiche» di contro al misticismo platoneggiante del terzo libro degli Asolani. Una duplice contraddizione, quindi, che invita a riflettere, e a rileggere l'intera produzione del Bembo evitando ogni schematizzazione e semplificazione eccessiva. E può sembrare che ben lo avesse colto Baldassar Castiglione, allorché, dopo aver dato, nel Cortegiano, ampio spazio e rilievo alle idee espresse dal Bembo degli Asolani proprio per bocca del romito, così chiosa: Avendo il Bembo insin qui parlato con tanta veemenzia, che quasi pareva astratto e fuor di sé, stavasi cheto e immobile, tenendo gli occhi verso il cielo, come stupido; quando la signora Emilia, la quale insieme con gli altri era stata sempre attentissima ascoltando il ragionamento, lo prese per la falda della robba e scuotendolo un poco disse: - Guardate, messer Pietro, che con questi pensieri a voi ancora non si .separi l'anima dal corpo15 • Nel gesto di Emilia Pia da Montefeltro, che presiede al dibattito alla corte di Urbino, in quel suo prender «per la robba», e trar giù sulla terra l'incantato Bembo, non è difficile scorgere un sottile, pressoché ironico, richiamo - nella questione della lingua come nella concezione dell'amore - a non eccedere nell'astrazione: a render vivo, e non costretto nella gabbia dei pur sommi trecentisti, il corpo della lingua; e vivo della vivezza dei sensi, e 111

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